Non dovrei essere qui.Non dovrei inseguire uno stupido sogno, in un caldo pomeriggio di inizio Luglio, lungo un’autostrada stranamente sgombra.
Dovrei essere in laboratorio a finire il restauro di un tavolinetto da giuoco liberty o, in seconda battuta, dovrei essere diretto ad Ovada, a fare un preventivo per un lavoro su una consolle, come avevo detto a mia moglie prima di uscire.
Il bivio per Ovada me lo ero lasciato alle spalle dieci minuti fa e comunque quel cliente non era mai esistito.
“ Ma pensa te” dissi ad alta voce “se a cinquant’anni suonati, devo comportarmi come un ragazzino al primo appuntamento”.
E che appuntamento poi.
Per un attimo pensai di uscire al primo casello, riprendere l’autostrada in senso contrario, e tornare a Genova.
Stavo già rallentando, portandomi sulla destra, per imboccare la corsia di decelerazione verso il casello di Arenzano, quando i bicchieri, che avevo appoggiato sul sedile del passeggero ancora nella loro confezione di cartone, contro ogni logica, emisero un lieve tintinnio. Come una richiesta, come un suggerimento, forse un rimprovero.
Tolsi la freccia a destra e superai l’ uscita. “Go west “mi dissi proseguendo verso Albisola.
I bicchieri approvarono con un silenzio carico di gratitudine.
Li avevo comprati tanti anni fa e non li avevo mai usati.
Avevo comprato anche il cavatappi quel giorno di dodici anni fa.
“dodici anni” pensai “una vita”.
Riandai con la mente a quel 12 Luglio del 2000.
Era un Mercoledì, io e Lara stavamo sdraiati su di un letto di foglie, nel vecchio seccatoio, nel cuore del bosco, dopo aver fatto l’amore. Per l’ultima volta.
Guardavamo una ragnatela tessuta fra i bordi di un buco sul soffitto a cui mancava una scandola, attraversata da un raggio di sole.
“Quindi è così che finisce ?” mormorai.
Lei si alzò su di un gomito e mi guardò dritto negli occhi “ Lo hai deciso tu, non io”.
Annuii.
“sono troppo giovane no? Ho un futuro davanti e tu saresti solo un peso, un insopportabile vecchietto che sa tutto e che tarperebbe le ali al mio volo nel mondo” voltò il viso dall’altra parte “ parole tue, non mie !”
“Lara, ho quarant’ anni, tu ventotto, dodici anni di differenza sono troppi”.
“va bene” disse sciogliendosi dall’abbraccio “ venerdì ho l’aereo, vado a Parigi, ho accettato la proposta di Jaques, vado a farmi le ossa oltralpe, diventerò una degli architetti di punta della nouvelle architecture” sorrideva per non piangere.
“E visto che non ci vedremo più ti faccio un ultimo dono, ma voglio in cambio una promessa.”
Recuperò il suo zainetto ed estrasse una bottiglia di Teroldego rotaliano, quindi due bicchieri a tulipano ed un cavatappi.
“Questa” disse “ce la scoliamo in ricordo dei bei tempi che furono, ma devi promettermi che fra dodici anni esatti, il 12 Luglio del 2012 alle 17, ci rivedremo qui, io porterò solo la bottiglia, tu occupati dei bicchieri e del cavatappi. Voglio vedere come la penserò quando sarò una vecchietta di quarant’anni”
Mi guardò severa. “prometti!”
“promesso, ma potremmo vederci ancora domani no?”
“No, l’addio è ora, brindiamo”
Brindammo.
Non la rividi più.
Oggi è Giovedì 12 Luglio 2012, sono le 16:30, sto parcheggiando in uno spiazzo vicino al nostro bosco.
Il bosco non è cambiato molto, in un quarto d’ora raggiungo la radura, il seccatoio è ancora incredibilmente in piedi.
Entro.
Tutto come un tempo, manca solo lei.
Prendo una grossa scheggia di arenaria e vado al fiume a lavarla, poi la poggio delicatamente su di un ciocco di castagno, estraggo i bicchieri e li dispongo sulla pietra, sento la sua presenza e mi volto.
E’ stagliata sulla porta, bella come allora, sorride.
In mano ha una paletta, mi fa cenno di seguirla.
Ci allontaniamo di una ventina di metri.
Mi porge la paletta “ scava qui”.
Scavo, quasi subito trovo la bottiglia.
“L’ho seppelita qui Giovedi 13, dodici anni fa, ti ho aspettato, ma non sei venuto”
“Ma avevi detto...”
“shh” disse mettendomi un dito sulle labbra “ora ci sei, stappiamo questa bottiglia”