Capuccetto rosso reloaded
“Capuccetto Rosso” disse la mamma “porta questa torta, fatta con le mie mani e con le favolose buste Elah, alla nonna”
“Si mamma”rispose Capuccetto.
“Ma ricorda” aggiunse la mamma con cipiglio severo “di non passare nel bosco, pare ci sia un ferocissimo lupo che divora chiunque gli capiti a tiro”
“certo mamma “ rispose Capuccetto e si avviò.
Non sarebbe passata nel bosco neppure se l’avessero costretta, vero la strada era più breve, ma talmente sconnessa che con avrebbe potuto farcela neppure con un tacco 6, figuriamoci col tacco 12 che portava abitualmente, e poi nel bosco non c’era campo per il cell, ed era pieno di rovi che non aspettavano altro che smagliarle le calze nuove. No, fece il giro lungo, che tra l’altro le permetteva di guardare le vetrine del Corso, ed arrivò sana e salva a casa della nonna.
La nonna apprezzo molto la torta che divise con la nipotina mentre assieme guardavano un interessantissimo programma di scazzi anche violenti in tv.
La nonna parlava spesso con la conduttrice o con gli ospiti, Capuccetto osservava assorta le mosse e le faccette della condutrice, pensando che fra qualche anno sarebbe stata millemila volte meglio di lei, ed intanto si allenava a riprodurle.
Stava calando la sera e Capuccetto si congedò.
La nonna le disse “Ciao tesorino, ricordati di non passare nel bosco...”
“Si me lo ha detto la mamma, pare ci sia un lupo”
Capuccetto tornò a casa sana e salva, gli anni passavano e nonostante i mille provini e parecchie marchette non riuscì ad entrare nel dorato mondo della televisione.
Un giorno trovò un onesto giovine che diceva di amarla, tanto glielo disse che alla fine lo sposò.
Trovarono un bell’appartamento in periferia, due camere con angolo cottura e fermata dell’autobus sotto casa.
L’autobus passava tenendo conto di complicatissime congiunzioni astrali ma Capuccetto era felice, aveva scoperto una società di prestiti che le finanziava tutto, tv computer, I pod, I pad, telefonino e chissà cos’altro, ma lei era una donna modesta ed altro non le serviva.
Essendo a nord di Pantelleria, ed adirittura nella zona nord di Trapani votava convinta per la lega nord, come le aveva suggerito il marito.
Nel frattempo era nata sua figlia, che dopo lunghe discussioni familiari fu chiamata Capuccetto rosso , la mamma avrebbe voluto una Deborha, non capendo bene la posizione delle lettere in un nome proprio,la nonna spingeva per Samantha palesando un vizio familiare, il padre propose Maria ma fu subito messo in minoranza, ma questi sono particolari privi di importanzha vedi come è facile mettere un h a casaccio?
Tutto sembrava andare a gonfie vele quando il marito si ammalò di leucemia.
Sfiga volle che si fosse in piena spending review, quindi dopo una trafila infinita il povero cristo morì proprio il giorno in cui finalmente gli fu assegnato un posto in ospedale.
La mamma Capuccetto, visto che non sapeva fare nulla si dedicò al mestiere più antico del mondo, traendone sostentamento e raramente divertimento.
Un giorno chiamo la figlia e le disse “porta questa torta, fatta con le mie mani e con le favolose buste Elah, alla nonna” “Si mamma”rispose Capuccetto.
“Ma ricorda” aggiunse la mamma con cipiglio severo “di non passare nel bosco, pare ci sia un ferocissimo lupo che divora chiunque gli capiti a tiro”
“certo mamma “ rispose Capuccetto e si avviò.
Mentre camminava per le luride strade della periferia dentro di se pensava “forse mi conviene tagliare per il bosco, qui c’è una puzza insopportabile e girano bande di sciamannati, nel bosco per lo meno si respira e sto lupo vuoi che aspetti proprio me?”
Così prese per il bosco, e più vi si addentrava, più si sentiva leggera e tonica, anche il cervello sembrava girare a mille, stimolato dagli odori, i colori, le mille variazioni di prospettiva.
Ovviamente incontrò il Lupo.
Si guardarono a lungo negli occhi, sospettosi.
“Quindi sei finalmente arrivata” esordì il Lupo.
Capuccetto non rispose, rifletteva, il Lupo a guardarlo bene era vecchio e canuto, ansimava non di desiderio ma di stanchezza.
Alla fine rispose “Mi aspettavi? Io non ti conosco.”
“Hai mai voluto essere libera come un uccello su un campo di grano? Hai mai voluto che tutti avessero il giusto secondo i propri bisogni? Hai mai voluto che la giustizia trionfasse sul malaffare?”
Capuccetto rimase interdetta, non si era mai posta il problema ma ora che gli era porto...
“Si” rispose
“Allora mi conosci”
“Ma cazzo” disse Capuccetto, che era una bambina educata, ma quando cè vò ce vò “Allora perchè tutti hanno paura di te ed evitano il bosco?”
“Sai, non vorrei dire una banalità, ma presto morirò e spero che tu possa portare avanti questo pensiero”
“Quale” rispose Capuccetto iniziando a pensare che un lupo che parla forse non è proprio nella norma.
“un pensiero molto semplice, tutti evitano ciò che sembra pericoloso, che può creare dei problemi, che può sconvolgere la loro routine.Non si rendono conto che così facendo lasciano campo libero a chi potrà distruggere la loro vita, è sempre successo e sempre succederà” il Lupo ansimava, Capuccetto si accoccolò a terra e prese la sua testa in grembo.
“Vai avanti”gli ordinò mentre cercava di trattenere le lacrime.”vai avanti”
“piccola umana, io ti sembro in punto di morte,e lo sono, ma potrei fare di te un solo boccone se continui ad essere così insolente”
“lo sò scemo di un Lupo scemo” Il Lupo le leccò le guance tergendo le lacrime.
“Il messaggio è molto semplice piccola, osa, cerca nella foresta, rimani nella natura, ma soprattutto, fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te.
Capuccetto capì e strinse forte a se il Lupo, sarebbe andata per monti e per valli a portare il suo messaggio ma ora sarebbe rimasta ancora vicina al suo maestro, ad assisterlo nel passaggio.
Poggiò la sua guancia sul muso caldo.
Il Lupo si divincolò, in un attimo fu sulle quattro zampe ringhiante.
Capuccetto si alzò stupita e si avvicinò.
La raffica di pallettoni da cinghiale li colpì entrambi.
Casualmente Capuccetto cadde
sul Lupo.
Sembravano abbracciati come vecchi amanti.
E forse, per un attimo, lo erano stati.
Fine
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n° 633 del 22 aprile 1941 n° 537
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